Lara Leonardi
di Beatrice Buscaroli
Il mondo di Lara Leonardi è un interrogativo sospeso. Tra lei e la pittura, tra lei e la sua decisione di darsi completamente alla pittura c’è lo schermo forte di un archetipo, della storia, c’è l’esempio vero degli artisti che l’hanno preceduta, c’è l’onore che lei tributa a tutto questo. I suoi segni sono forti, decisi, propri di chi non ha più tempo per pensare a che cosa fare, ma fa; propri di chi decide di sciogliere una sua inclinazione - l’amore per Amedeo Modigliani, per esempio - esibendola con un coraggio senza limiti.
Lo schermo è quel che la pittura, la massima pittura della nostra storia, hanno lasciato in eredità: Lara si accosta a tutto questo provandosi, con segreta umiltà ma insieme con integra risolutezza. I segni sono forti, si sovrappongono con decisione, non lasciano entrare un refolo d’aria: sono concentratissimi e rigidi. I suoi volti prorompono dalle tele con un senso maturo di soluzione e di risoluzione. Le forme mutano, mutano i progetti, mutano le motivazioni, ma la struttura lontana che dà a Lara Leonardi gli schemi degli sguardi di Modigliani non le impedisce di inventare, di innovare, di aggiungere il suo tempo a quel tempo: un tempo, fra l’altro che, chissà perché, fu poco propizio al suo autore.
E quindi tornano, forti e compatti, teste ovali e bocche serrate, lunghe strisce di biacca, stesure ampie: certezze. Le sagome recano anche il ricordo di caricature, bambole ritagliate, immagini di vecchie riviste: hanno una patina leggera di antico che sembra, ad ogni sguardo, rivivere, e ridarsi, in un mondo che della pittura non sembra più cosa farsene, ma la fa, continuamente, perché sembra essere un destino, un compito, per tutti. Per chi osa mettere quei colori e dar loro il senso compiuto di un volto e per chi si chiede chi sia, e perché ci sia (…).