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... disegnavo segretamente, sempre ed anche quando non disegnavo, guardavo il mondo come se stessi disegnando... (continua in Biografia)

L' urgenza di sapere sé nell'altro

di Mariella Carlotti

Entrare nella stanza dove Lara Leonardi dipinge è un po' entrare nella sua vita, come affacciarsi sull'abisso della sua
anima. O almeno questo è stato per me, in un caldo pomeriggio di inizio estate.


Conosco Lara da qualche anno, da quando è iniziata la sua storia con Paolo e, attraverso lui, con la presenza più grande di Cristo e della sua Chiesa, dentro cui ha trovato pace un cammino umano inquieto e doloroso.
E si crede sempre di conoscere l'altro, perché la memoria conserva i tratti del volto e la ragione ha messo in ordine qualche impressione sul temperamento e qualche frase sentita.
Poi un pomeriggio finalmente cominci a intravedere la vastità del mondo dell'altro e l'idea che lo conteneva salta.
Entri in quella stanza e ti colpiscono i volti dipinti che hanno dipinto il volto di carne di Lara: il padre, la figlia, il marito, certi amici senza i quali uno non si sarebbe raccapezzato su di sé.
E in ognuno di quei ritratti quasi ti ferisce la ricerca forte del tratto, quasi scavato; la ricerca di piani pittorici che fanno intravedere un'urgenza di profondità, di sapere l'altro, di sapere sé nell'altro.
Ti colpiscono quei colori forti, quasi aggressivi, così in contrasto con la personalità dolce, quasi timida che immaginavi in Lara. Ti colpisce la contrapposizione dei colori, del bianco sul rosso, che ricostruisce con tagli forti l'espressione dei volti. Ti colpiscono gli sguardi, che a volte ti guardano come una richiesta di perdono o di aiuto, altre volte stanno fissando qualcosa che è oltre l'apparenza e ti conducono con loro.
E così mentre torni a casa, riguardi con simpatia perfino te stessa. Perché ti accorgi che sei un po' come quei volti che hai fissato sulle tele, fatta di povere cose – come i materiali che usa Lara - e tesa alle cose grandi.