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... disegnavo segretamente, sempre ed anche quando non disegnavo, guardavo il mondo come se stessi disegnando... (continua in Biografia)

Un’obbedienza coraggiosa

di Lucia Satta

Per guardare i quadri di Lara Leonardi bisogna concedersi del tempo, perché in ogni quadro ci sono le tracce della sua storia.
Ho avuto il privilegio di veder rinascere, come da un seme sotterrato nel lungo sacrificio dell'inverno, il talento artistico di Lara.

Ho condiviso con lei i sentimenti di paura e di slancio, di dolore e riscoperta delle sue prime opere, il travaglio della ricerca di una strada attraverso i buchi delle sue prime tele tormentate, la sua fame e sete di rapporto gridata nella manipolazione della materia.
Ho guardato stupita il crescere del suo coraggio, quel suo primo uscire da sé per cercare un confronto con altri artisti, la tenacia della sua domanda, l'ho vista percorrere la strada dell'umiliazione di non ritrovarsi, dell'umiltà di cercarsi, della sorpresa di riconoscersi.
Dicendo di lei dico di me.

I quadri di Lara parlano di obbedienza.
Obbedienza a sé, innanzitutto. Lara dipinge il travaglio della sua anima: il proprio dolore, il dolore altrui, il desiderio di perdono, lo stupore per la bellezza, la gratitudine per l'amore, tutto ciò che vive in lei entra a generare l'opera. E' leale, non scarta nulla di sé, non censura fatiche, incapacità, errori, anzi, lascia che lavorino in lei perché proprio attraverso di esse scaturisca il vero che ama.

Obbedienza alla realtà intessuta dai rapporti: sulla tela si rende visibile ciò che accade, non una proiezione intimistica, Lara quando dipinge non è mai da sola. I suoi non sono ritratti, ma volti nuovi, rigenerati dalla fusione di un io con un tu. Così brandelli di vecchie camicie abbracciano i corpi dei suoi personaggi (il padre, il marito, un'amica...), cuciture pazientemente operate sulla tela rimandano a cicatrici di antiche ferite, spessi frammenti di carta parlano della povertà propria ed altrui, sguardi assorti lasciano intuire un'immedesimazione, soprattutto nelle donne; così nel quadro "Chiara col suo bambino" un bambino appena nato, inerme tra le braccia della mamma, si trasforma nel dolce abbraccio di Gesù che solo può sostenere e rispondere all'angoscia della morte.

Obbedienza alla misteriosa dinamica dell'ispirazione artistica: Lara non sa dove la condurrà il quadro, né tantomeno come riuscirà. E' impressionante come è contenta quando ne ha finito uno, perché in qualche modo lo ha ricevuto.
E' questa un'obbedienza prorompente, coraggiosa, direi quasi spudorata. I colori sono aggressivi, imprevedibili rispetto alla sua apparente fragilità. Il rosso sparato sui volti è la passione, amore e sofferenza, sangue e fuoco. Il bianco non è mai il riflesso di una luce esterna, ma è la luce di Gesù che si impasta con il rosso. L'azzurro non è come il cielo di Giotto, è molto più misterioso, a volte entra nella profondità, a volte è ambiguo, vela e svela. Il verde è più giocoso, meno impegnativo.
Gli occhi sono il centro, sono sempre lo specchio dell'anima. Non guardano mai chi guarda, anche quando ti fissano, come nel ritratto di sua figlia Emma, ma ti conducono a guardare oltre.

Ci vuole tempo per stare davanti ai quadri di Lara, bisogna lasciarsi condurre.